domenica 11 marzo 2012

Antiverona

Ci sono annate in cui tutto va male. Ultimamente, a chi come me tifa Lanerossi, capita tristemente troppo spesso.
Eppure, anche nella stagione più buia e tribolata, anche quando andare al Menti diventa un supplizio come in questi tempi di vacche magre - anzi magrissime -, ci può essere un momento di puro godimento che vale quanto una vittoria: una sconfitta memorabile dell'Hellas Verona.
Inutile negarlo, De Coubertain se ne faccia una ragione: lo "spirito olimpico", "l'importante è partecipare", "vinca il migliore", rappresentano un'enorme montagna di cazzate se applicati alla fede calcistica.
I moralismi di facciata, la sportività pura e disinteressata, non hanno nulla a che fare con il tifo autentico e sanguigno di chi nasce con dei colori tatuati in fondo al cuore. Chi è biancorosso gode infinitamente per le disgrazie sportive di chi è gialloblu. Questa è la pura e semplice verità.
Non è un accontentarsi, una gioia in tono minore. E' proprio un'enorme soddisfazione, che alla fine dell'ennesimo campionato da dimenticare ti regala un momento fantastico e indimenticabile, rendendo più dolce ogni sofferenza appena vissuta.
Forse solo chi è senese e vede la contrada rivale superata ad un metro dal successo nel Palio può capire cosa intendo dire. Il tuo cavallo può anche essere arrivato ultimo, ma se quello dei "nemici" perde in maniera incredibile all'ultima curva, allora ne è valsa la pena.
Negli ultimi anni, fortunatamente, l'Hellas Verona mi ha regalato almeno due gioie immense.
La prima nel maggio 2007 quando i cugini gialloblu, per la prima volta dopo oltre sessant'anni, sono sprofondati in serie C. Avrò modo di celebrare quello splendido momento in uno dei prossimi post.
Ma visto che sabato prossimo si gioca il derby al Bentegodi, contro un Verona lanciatissimo verso la serie A che non vede l'ora di asfaltarci per cacciarci verso la Lega Pro, e tutti i segni del destino calcistico sembrano orientati verso questo esito nefasto, allora voglio ricordare il 9 maggio 2010.
Quel pomeriggio, oltre 25 mila tifosi veronesi accorsero al Bentegodi per dare l'ultima spinta ai gialloblu, che dopo un intero campionato di Lega Pro dominato in lungo e in largo, venivano da un finale un po' in calo che aveva clamorosamente messo a rischio la promozione in serie B: nell'ultima partita di campionato, il Verona doveva assolutamente vincere in casa il derby con il Portogruaro per non essere superato sul filo di lana dal Pescara, o dal Portogruaro stesso, e compromettere tutta la stagione.
L'esito pareva comunque scontato. Una squadra di blasone, una città e una provincia intera, uno stadio ribollente, tutti compatti contro una minuscola realtà di provincia spuntata dal nulla: Golia contro Davide.
Ancora una volta, però, l'ha spuntata Davide, che per l'occasione ha preso il nome di Riccardo: Riccardo Bocalon, ragazzino veneziano classe 1989, che al 43' del secondo tempo ha ammutolito e condannato allo sconforto i 25 mila del Bentegodi, regalando al Portogruaro la sua prima storica promozione in serie B.
I gialloblu finivano ai playoff, ma il destino del calcio aveva ormai già espresso il suo verdetto inappellabile, era chiaro a tutti: un campionato già vinto incredibilmente buttato nel cesso, un altro anno di purgatorio in Lega Pro.
Quella sera, mi sono guardato e riguardato tutti i telegiornali locali fregandomi le mani, gustandomi ogni secondo dei commenti sconfortati, increduli e sgomenti dei giornalisti e dei tifosi veronesi.
E allora, prima del derby di sabato prossimo dall'esito apparentemente scontato, proprio adesso che tutto in casa gialloblu sembra andare a gonfie vele, mentre monta l'attesa per celebrare il ritorno in pompa magna degli scaligeri in serie A e la nostra contemporanea retrocessione in Lega Pro, sono qui che aspetto di vedere come andrà a finire.
Perché non succede, ma se succede...
Grazie di esistere, Hellas Verona!

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Vedo questo gol e penso...